In difesa dei diritti delle donne haitiane
La complessità della situazione haitiana da un'ottica femminile: intervista a Gaelle M. Celestin.
inserito da Piera Francesca Mastantuono di NOIDONNE (http://www.noidonne.org/blog.php?ID=01580)
Grazie alla collaborazione di Italo Cassa e della Scuola di Pace di Roma, agli inizi di Febbraio, sono stati ospitati in Italia Gaelle M. Celestin ed Evel Fanfan, due coraggiosi haitiani, venuti fin qui allo scopo di informare sulla situazione dei diritti umani ad Haiti, perché non siano dimenticati.
Gaelle M. Celestin è la presidente di GFANM AYISYEN YO mentre Evel Fanfan è il presidente di AUHMOD.
Entrambe le loro associazioni hanno anche lo scopo di garantire un accesso gratuito alla giustizia, affinché non diventi tanto lontana da essere sconosciuta e inaccessibile, al punto da vanificarne l’esistenza.
Tra i progetti attualmente portati avanti c’è Haiti Emergency, progetto che ha preso forma per iniziativa della Scuola di pace di Roma http://www.haitiemergency.org stabilendo poi un rapporto di partenariato anche con AUHMOD.
Gaelle M. Celestin scandisce attentamente le parole, specifica minuziosamente i contenuti, con l’intento di far arrivare in maniera chiara ed univoca la voce delle donne haitiane nell’auspicio futuro della costruzione di nuovi ponti al femminile, che siano in grado di abbattere le frontiere.
GFANM AYISYEN YO, qual è il ruolo e l’attività della sua associazione?
Innanzitutto permettetemi di ringraziarvi per quest’intervista.
Sono Gaelle M. Celestin, la presidente di quest’associazione che lavora in particolare per e con le donne che svolgono lavori domestici presso altre famiglie, sono spesso donne giovani, che hanno tra i 25 e i 30 anni, e sono una categoria particolarmente vulnerabile. Uno dei nostri obiettivi è quello di promuovere il valore delle donne haitiane, i loro diritti e la loro dignità. A tale scopo organizziamo incontri, riunioni educative per le donne, affinché acquisiscano una maggiore e migliore comprensione e conoscenza dei loro diritti, che a volte esse stesse non hanno.
E poi cerchiamo di assistere legalmente le donne che lavorano in casa quando sono vittime di violenza, soprattutto sessuale, da parte dei loro stessi datori di lavoro.
La violenza sulle donne è aumentata dopo il sisma del 12 gennaio 2010, quali sono le ragioni?
Perché dopo il sisma sono aumentate le donne che vivono nei campi, nelle tendopoli, dove non c’è sicurezza, quindi le donne sono vittime di tutti i tipi d’ingiustizia e di violenza.
Uno degli strumenti per combattere questa violenza è la stesura di dossier, ricavabili spesso proprio dalle esperienze vissute nei campi, dossier che contengano informazioni su violenze subite e sulle condizioni di vita nelle tendopoli. Con questo tipo di documentazione è possibile potersi presentare di fronte ai tribunali competenti per chiedere finalmente giustizia.
Quale cambiamento auspica per le donne haitiane?
È fondamentale comprendere che se i diritti delle donne non vengono rispettati allora vuol dire che non c’è giustizia e quindi neanche una reale stabilità politica.
Per concretizzare questa consapevolezza esistono varie associazioni di donne volontarie haitiane che lottano per questo medesimo obiettivo.
Che cosa pensa della candidatura e della potenziale elezione di Mirlande Manigat alla presidenza? E cosa potrebbe cambiare?
Questa candidatura va esattamente nella direzione auspicata dall’uguaglianza di genere, dalla parità, perché, se un uomo può essere presidente anche per una donna dovrà valere il medesimo ragionamento.
Credo che Mirlande Manigat sia una diplomatica capace, dotata delle abilità per fare qualcosa per Haiti e per le sue donne, per i loro diritti, contro la violenza e contro le ingiustizie sociali. Con lei credo che si potrà davvero cambiare .
Cosa possono fare dunque le donne italiane per le haitiane?
Il mio obiettivo sarebbe quello di creare una sorta di partenariato, attraverso i vari mezzi di comunicazione, una rete di relazioni tra le donne haitiane e le italiane, per conoscere le realtà, le problematiche e le persone.
(25 Febbraio 2011)
Gaelle M. Celestin è la presidente di GFANM AYISYEN YO mentre Evel Fanfan è il presidente di AUHMOD.
Entrambe le loro associazioni hanno anche lo scopo di garantire un accesso gratuito alla giustizia, affinché non diventi tanto lontana da essere sconosciuta e inaccessibile, al punto da vanificarne l’esistenza.
Tra i progetti attualmente portati avanti c’è Haiti Emergency, progetto che ha preso forma per iniziativa della Scuola di pace di Roma http://www.haitiemergency.org stabilendo poi un rapporto di partenariato anche con AUHMOD.
Gaelle M. Celestin scandisce attentamente le parole, specifica minuziosamente i contenuti, con l’intento di far arrivare in maniera chiara ed univoca la voce delle donne haitiane nell’auspicio futuro della costruzione di nuovi ponti al femminile, che siano in grado di abbattere le frontiere.
GFANM AYISYEN YO, qual è il ruolo e l’attività della sua associazione?
Innanzitutto permettetemi di ringraziarvi per quest’intervista.
Sono Gaelle M. Celestin, la presidente di quest’associazione che lavora in particolare per e con le donne che svolgono lavori domestici presso altre famiglie, sono spesso donne giovani, che hanno tra i 25 e i 30 anni, e sono una categoria particolarmente vulnerabile. Uno dei nostri obiettivi è quello di promuovere il valore delle donne haitiane, i loro diritti e la loro dignità. A tale scopo organizziamo incontri, riunioni educative per le donne, affinché acquisiscano una maggiore e migliore comprensione e conoscenza dei loro diritti, che a volte esse stesse non hanno.
E poi cerchiamo di assistere legalmente le donne che lavorano in casa quando sono vittime di violenza, soprattutto sessuale, da parte dei loro stessi datori di lavoro.
La violenza sulle donne è aumentata dopo il sisma del 12 gennaio 2010, quali sono le ragioni?
Perché dopo il sisma sono aumentate le donne che vivono nei campi, nelle tendopoli, dove non c’è sicurezza, quindi le donne sono vittime di tutti i tipi d’ingiustizia e di violenza.
Uno degli strumenti per combattere questa violenza è la stesura di dossier, ricavabili spesso proprio dalle esperienze vissute nei campi, dossier che contengano informazioni su violenze subite e sulle condizioni di vita nelle tendopoli. Con questo tipo di documentazione è possibile potersi presentare di fronte ai tribunali competenti per chiedere finalmente giustizia.
Quale cambiamento auspica per le donne haitiane?
È fondamentale comprendere che se i diritti delle donne non vengono rispettati allora vuol dire che non c’è giustizia e quindi neanche una reale stabilità politica.
Per concretizzare questa consapevolezza esistono varie associazioni di donne volontarie haitiane che lottano per questo medesimo obiettivo.
Che cosa pensa della candidatura e della potenziale elezione di Mirlande Manigat alla presidenza? E cosa potrebbe cambiare?
Questa candidatura va esattamente nella direzione auspicata dall’uguaglianza di genere, dalla parità, perché, se un uomo può essere presidente anche per una donna dovrà valere il medesimo ragionamento.
Credo che Mirlande Manigat sia una diplomatica capace, dotata delle abilità per fare qualcosa per Haiti e per le sue donne, per i loro diritti, contro la violenza e contro le ingiustizie sociali. Con lei credo che si potrà davvero cambiare .
Cosa possono fare dunque le donne italiane per le haitiane?
Il mio obiettivo sarebbe quello di creare una sorta di partenariato, attraverso i vari mezzi di comunicazione, una rete di relazioni tra le donne haitiane e le italiane, per conoscere le realtà, le problematiche e le persone.
(25 Febbraio 2011)